Gli acrobati
Narra la vicenda immaginaria di un gruppo di Chassidim che, durante la deportazione degli ebrei nei lager, viene, per errore, stipato su un treno di teatranti. Il gruppo, per sfuggire al suo destino, decide di fare di necessità virtù e di trasformarsi in una compagnia di acrobati. Ognuno deve fare la sua parte nel doppio senso della parola: dare il proprio contributo e ricoprire un ruolo, carpire dai veri artisti i “segreti” del mestiere per avere credibilità. Con questo testo, spettacolo di fine anno della scuola di teatro Giovanni Poli, tratto da un racconto dello scrittore israelo-americano Nathan Englander, gli allievi , magistralmente diretti dal regista e docente Stefano Pagin ci hanno rappresentato in una scena “nuda” questo viaggio assurdo, mesto, talvolta ironico, che ci presenta conflitti familiari, rivendicazioni patriarcali, distribuzione di poteri gerarchici in un movimento continuo, con un fluttuare di corpi che ricordano il lento andamento del treno, con improvvise e brusche frenate che scaraventano i passeggeri da un lato all’altro del palco scenico in un roboante frastuono, gli effetti affidati alle voci degli attori. L’uso del corpo, come strumento di espressione armonica e dirompente è un tratto caratteristico delle regie di Pagìn, basti ricordare Sherazad, le Massere. Un’atmosfera gaia, come in “train de vie”, che però non distoglie l’attenzione dello spettatore dal tema tanto oscuro e spesso tutt’oggi revisionato dell’olocausto.
Federico Corda
Grazie infinite Federico, articolo molto sensibile e intelligente.